Brescia: Pmi, innovazione e continuità generazionale parole chiave per futuro economico della provincia

Continuare a investire per migliorarsi: questa è la volontà delle imprese bresciane nel Oltre 2 aziende manifatturiere su 3 ha dichiarato di voler investire nel corso dell’anno, in particolare per migliorare la propria capacità produttiva” così Anna Tripoli, Presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria Brescia” nel corso dell’incontro-confronto dal titolo “Da bonsai a baobab” organizzato a Brescia da Economy, il settimanale economico diretto da Sergio Luciano, nel quale una selezione delle aziende della provincia di Brescia hanno dibattuto con Anna Tripoli presidentessa del Gruppo Giovani di Confindustria Brescia, Giovanna Gregori Consigliera delegata di AIDAF Associazione Italiana delle Aziende Familiari, l’assessore Andrea Poli assessore alle Attività Produttive, Turismo, Innovazione sociale ed economica e Transizione digitale, Giovanna Voltolina Mid Cap Investor, specializzata nel venture capital delle PMI.

Ma l’economia del territorio deve anche guardare ad una solida continuità aziendale laddove, come registra AIDAF-Associazione Italiana delle Aziende Familiari, 1 azienda familiare bresciana su 4 ha un leader ultrasettantenne e solo 1 su 6 ha una guida di età inferiore ai 50 anni, nonché l’economia del territorio urge di “imprenditori-salmoni” così come metaforizza il mid-cap investor Giovanna Voltolin.a

Una caratterizzazione familiare per del sistema produttivo bresciano letta in positivo da Andrea Poli, assessore con delega alle Attività Produttive, al Turismo, all’Innovazione sociale ed economica e alla Transizione digitale del Comune di Brescia che si dichiara convinto che l’impostazione delle imprese familiari non sia incoerente con i nuovi assetti finanziari che le imprese possono assumere per finanziare la loro crescita. “E’ un modello che non è diffuso egualmente in tutto il mondo ma ci sono paesi molto competitivi come il Giappone che basano la loro economia proprio sulle imprese familiari – osserva l’assessore Poli – Certamente abbiamo da mettere in discussione e rinnovare assetti tecnologici, oltre che organizzativi e finanziari perché abbiamo dei macro-trend, come l’innovazione tecnologica e la transizione ecologica che ci impongono tempi celeri per dare risposte e per posizionarci sul mercato con un timing che sappia essere competitivo rispetto ad altri operatori. Un’opportunità quindi prima che un rischio – continua ancora l’assessore Poli – e certamente il supporto e l’esperienza e la capacità del mondo finanziario e di tutte le fonti di finanziamento non tradizionali, rappresentano un tassello aggiuntivo di particolare rilevanza perché oltre ai capitali sono in grado di aggiungere competenze fondamentali per raggiungere gli obiettivi.

Innovazione, continuità e apertura agli investitori sono dunque le due parole chiave su coi sono allineati tutti i protagonisti del dibattito.

In materia di investimenti, un focus realizzato dal Centro Studi di Confindustria Brescia nei primi mesi dell’anno mostra come il 70% delle imprese manifatturiere bresciane investirà nel corso del 2023, in particolare per aumentare la propria capacità produttiva (volontà dichiarata dal 45% delle aziende). “Si tratta di un dato importante, che andrà inevitabilmente a migliorare anche gli aspetti green della nostra produzione – spiega Anna Tripoli, Presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria Brescia -: una tematica su cui, come Associazione, siamo da sempre attenti e su cui abbiamo dedicato una serie di attività, recentemente presentate nel nostro Bilancio di Sostenibilità, il quarto redatto secondo i GRI Standards”.

Imprese familiari lombarde e bresciane, patrimonio straordinario a rischio invecchiamento: solo 1 su 6 ha un leader under 50

Ma a leggere i dati dell’Osservatorio AUB (AIDAF, UniCredit, Bocconi) promosso da AIDAF, da UniCredit e dalla Cattedra AIDAF – EY di Strategia delle Aziende la forte esigenza della provincia di Brescia – caratterizzata, un po’ come tutto il territorio italiano, da una marcata ricchezza di aziende familiari –  è anche una visione lungimirante che assicuri una solida continuità aziendale, oltre la generazione del fondatore ed una governance che permetta la costante crescita dell’impresa anche oltre i confini del territorio

“Il tema però – spiega Giovanna Gregori Consigliera delegata di AIDAF Associazione Italiana delle Aziende Familiari – è il dato anagrafico di chi è alla guida dell’azienda: più di 1 leader su 4 (26,7%) ha oltre 70 anni e il 27% ha un’età tra i 60 e 70 anni. Solo il 16,8% delle aziende familiari lombarde ha un leader con meno di 50 anni, dato che si è peraltro dimezzato nel corso degli ultimi 10 anni, passando dal 28,2 del 2010 al 16,8% del 2020. A riprova di questo progressivo ‘invecchiamento’ della leadership delle aziende familiari lombarde (e Italiane in genere) i dati dell’Osservatorio AIDAF-Unicredit-Bocconi raccontano che solo 1 su 3 ha un consigliere d’amministrazione ‘under 40’, mentre 2 su 3 non ne hanno.

Quest’ultimo dato é peggiorato – commenta Giovanna Gregori – passando dal 55% circa del 2010 al 73,4% del 2020.

“In ultimo – dettaglia la Consigliera delegata dell’AIDAF – altro numero oggetto di riflessione è quello della presenza delle donne alla guida delle imprese del territorio, la cui presenza nei CdA è ancora limitata: sono assenti in quasi il 50% delle PMI lombarde, senza alcuna variazione significativa nell’ultimo decennio”.

“Imprenditori, siate salmoni (e non trote da allevamento)”. Parola di mid cap investor.

Il territorio della provincia di Brescia, nell’analisi del mid-cap investor Giovanna Voltolina, è decisamente interessante anche in termini di potenziale di sviluppo detenendo uno straordinario potenziale attrattivo in materia di private capital, fonte d’investimento che forse ancora guardato con troppo timore dagli imprenditori.

Il tema è dunque – come in un matrimonio, esemplifica Voltolina – la scelta del giusto partner Mentre agli imprenditori bresciani che mirano alla crescita della propria azienda, dà un consiglio in ‘quattro parole’: crescita (costruita su basi sane in termini di rapporto investimenti/fatturato e con un piano a lungo termine), innovazione: le aziende devono essere incubatore di idee e progetti che, in seno a essa medesima, possano confrontarsi con la quotidiana operatività e non applicarvisi come modelli teorici) margini ed essere salmoni: differenziarsi non è peccato, anzi. La vera natura dell’imprenditore è questa, come un salmone, nuota controcorrente, opera e lavora in maniera originale e contro abitudini, consuetudini e schemi.

“Quindi io penso che per essere attrattivi agli occhi di un investitore che non voglia soltanto parcheggiare in un ‘azienda il proprio capitale per poi raccoglierne (finché ce ne sono) i frutti a fine anno, – spiega Giovanna Voltolina –  bensì a quelli di un mid-cap investor che intenda oltre che apportare denari, supportare l’azienda nella propria governance e organizzazione, anche verso i mercati internazionali allo scopo di una solida  e marcata crescita, meglio essere un salmone, piuttosto che una trota di allevamento, che ingrassa (fintanto che può), seguendo i trend invece che innescarli, nel suo laghetto, ma pur sempre lì rimane”.

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