Lavori terminati restauro facciata edificio di Contrada Santa Chiara
Il 3 settembre scorso si sono conclusi i lavori di restauro conservativo della facciata dell’immobile di proprietà comunale di Contrada Santa Chiara 41. L’edificio è stato oggetto di una serie di interventi che, a partire dal 2016, ne hanno modificato l’aspetto e hanno migliorato la sua funzionalità abitativa. Durante le opere di rifacimento delle coperture sono stati ritrovati intonaci decorati e, a seguito di una campagna di saggi stratigrafici concordati con la Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio, sono state individuate le zone dove intervenire per portare alla luce e restaurare le decorazioni.
Nella primavera del 2020, durante il periodo di pandemia, i tecnici del Comune di Brescia hanno redatto il progetto esecutivo per il recupero della facciata secondo quanto concordato con la Soprintendenza, recuperando le risorse nell’ambito degli interventi finanziati della Legge Regionale 9 del 4 maggio 2020, “Interventi per la ripresa economica”.
I lavori di restauro della facciata principale su Contrada Santa Chiara hanno consentito di riportare alla luce il disegno decorativo originario che testimonia la ricchezza degli apparati decorativi policromi che decoravano numerosi palazzi bresciani, di cui ormai rimangono solo poche tracce.
Le decorazioni della facciata dell’immobile risalgono a due epoche diverse. La prima è stata realizzata in un periodo compreso tra il tardo quattrocento e primo quarto del cinquecento mentre la seconda tra la fine del seicento e il primo settecento.
Alla prima fase decorativa risale il grande fregio che corre lungo la parte alta del fabbricato, subito al di sotto del cornicione. Sono visibili due tondi con figure. La prima sulla destra della facciata rappresenta un donna che allatta (foto 01), la seconda un angelo che regge una fiaccola (foto 02). I tondi sono inseriti in una decorazione caratterizzata da festoni e fiori sorretti da putti.
Il fregio, con elementi geometrici, è sorretto da piccole mensole ed è posto in cima a un paramento murario formato da grandi lastre di pietra o marmo. Il fregio è interrotto dal disegno di un’architettura costituita da parasta, capitello e arco acuto con decori floreali e modanature polilobate (foto 02).
Questa prima fase decorativa è caratterizzata dall’uso di pochi colori, su tutti il bianco e il nero nelle loro tonalità e sfumature. Per alcuni fiori e per i mensoloni è stata utilizzata una colorazione gialla e arancione, presumibilmente adottata per rappresentare decorazioni metalliche, d’oro e di rame.
L’osservazione dei particolari ha reso possibile la datazione. L’acconciatura della donna è caratteristica di quel periodo ed è possibile ritrovarla nel decoro pittorico delle tavolette lignee di altri siti, a esempio nel soffitto di palazzo Bona (oggi Rsa Casa di Dio). La muscolatura dell’angelo con la fiaccola rimanda agli studi cinquecenteschi leonardeschi sull’anatomia, segno distintivo delle opere del primo cinquecento. Il motivo decorativo del fregio con putti, girali e fiori è presente in manoscritti miniati del medesimo periodo.
Questi decori sono stati ritrovati, prendendo come elemento separatore il portone di ingresso, solo nella porzione di sinistra del palazzo. Proprio in corrispondenza del limite destro del portone si nota una discontinuità nella muratura e un elemento verticale con una decorazione floreale, quasi a chiudere la facciata.
La seconda fase decorativa, probabilmente realizzata in seguito a un ampliamento della dimora, è presente su tutta la facciata e caratterizza anche alcuni soffitti lignei decorati al piano primo, con l’aggiunta della porzione di facciata a destra del portone. È stata applicata una nuova parete in mattoni, visibile intorno alle finestre del primo e del secondo piano, per rendere verticale la facciata e consegnare ai decoratori una superficie complanare, pronta per essere decorata. Queste decorazioni seicentesche spiccano per l’uso di colori forti e caldi: giallo, ocra, rossi e azzurri si sostituiscono alla bicromia quattrocentesca e le finestre si arricchiscono di un decoro architettonico molto elaborato con cornici, volute, fiocchi, grappoli di frutta e mascheroni (foto 03; foto 04). È proprio l’uso di questi elementi sinuosi, ricchi e dalle colorazioni intense che ci portano a pensare ad un decoro tardo seicentesco e del primo settecento. Molto belle e curate sono le velature, che imitano le venature dei materiali lapidei.
Sulla destra del portone, in corrispondenza del canale pluviale che dalla gronda porta l’acqua di raccolta del tetto a terra, sono presenti due stemmi nobiliari ignoti (famiglie quasi sicuramente non bresciane – foto 05 e foto 06) alla base di un grande riquadro che occupa lo spazio tra due finestre al piano primo. Con tutta probabilità, il riquadro conteneva una decorazione figurativa di grandi dimensioni.
All’interno dell’equilibrio compositivo della facciata, questa porzione aveva un ruolo importante: al di sotto dello strato di pittura seicentesca-settecentesca vi sono tracce di una cornice architettonica coeva al decoro quattrocentesco-cinquecentesco che, presumibilmente, conteneva anch’essa un decorazione figurativa, rafforzata dalla presenza della nicchia. Quest’ultima è stata ritrovata durante le operazioni di restauro e ora è visibile poco sotto, con una decorazione a tema vegetale, nei toni e nelle forme di quella del fregio.
Il recupero delle osservazioni sugli apparati decorativi pittorici dell’intera facciata è stato possibile grazie alla collaborazione dell’Arch. Andrea Minessi e della Prof.ssa Francesca Brizzi. Le informazioni riguardo alla datazione dei decori della facciata e dei soffitti lignei all’interno del palazzo sono state fornite dalla Prof.ssa Paola Bonfadini. Lo studioso Giuseppe Nova ha fornito elementi per formulare ipotesi riguardo ai due stemmi presenti sulla facciata.