Lettera al Direttore: le vaccinazioni
La vaccinazione è un imperativo della salute pubblica e l’impegno per promuoverla risponde al bene comune. Nessuno e nessuna può dirsi libero/a dal covid finché non sarà immunizzata l’intera popolazione e la salute è un potente strumento di costruzione dei diritti universali.
Diritti e bisogni universali, di poter continuare a vivere per chi è dentro una malattia cronica od oncologica, di amare per chi ha tanti anni sulle spalle e dentro il cuore, di incontrarsi per chi è giovane, giovanissimo e non ricorda più le voci o i suoni non mediati da un apparecchio tecnologico, di parlare per chi si sente cadere in un buio senza nome o forse con un nome: disperazione, di lavorare, per chi ha ancora in questo tempo oscuro il privilegio di un lavoro.
Dobbiamo vaccinare tutti e tutte questi cittadini e cittadine, facciamo presto, organizziamo sedi decentrate vicine a dove si vive e si lavora, pensiamo a chi sta da un anno sempre pronto a curare, ad accogliere, a restituire a tante persone impaurite o arrabbiate ciò che ci tiene in piedi e penso in particolare alle commesse dei negozi e dei supermercati, predisponiamo anche grandi hub, ma ora, subito, il virus corre davanti a noi, entra nelle vite, toglie il respiro.
Il Covid ci dice con chiarezza drammatica che il settore pubblico deve riappropriarsi del governo e della gestione sia della ricerca scientifica sia della produzione industriale dei vaccini e di altri farmaci.
Il diritto di proprietà intellettuale, il brevetto dei vaccini, va contro la salute come diritto fondamentale ed universale. Abbiamo avuto bisogno lo scorso anno dei medici cubani, russi e cinesi, ora abbiamo bisogno dei loro vaccini, perché no?
La salute è responsabilità dei governi, perché lì si giocano libertà, uguaglianza e democrazia. Serve una centralizzazione dell’organizzazione vaccinale a livello nazionale, in cui si indichi con chiarezza quanti e quali vaccini sono inviati alle regioni e da qui alle province e ai comuni, tempi di invio, modalità uniformi di somministrazione, sedi di prossimità, hub e aziende, scorte nazionali, regionali e provinciali, previsione in assenza di persone in programma vaccinale, attraverso la
rete dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, di somministrazione immediata ai disabili gravi e ai loro caregiver, alle comunità di accoglienza dei senza fissa dimora o degli stranieri . Va superata la frammentazione a cui oggi assistiamo, segno di mancata cultura di salute pubblica, portatrice di ritardi colpevoli, quando non di bizzarre proposte come “vaccinare chi passa per strada”. E poi va monitorato tutto il processo, a livello centrale e locale con attenzione, rigore e flessibilità, in base ai vaccini disponibili.
I comuni devono avere costantemente i dati di tutto il percorso, come prima istituzione autorevole di governo, non siano esclusi da un’impresa così massiccia sulla salute di cittadini e cittadine, serve un’informazione rigorosa e puntuale, non solo sui numeri, ma anche per allontanare dubbi e paure profondamente umane. Serve una chiara visione di dove si vuole arrivare: superare il virus, non più rincorrerlo, restituire futuro, dare senso alla democrazia.