Università degli Studi di Brescia: “Inquinamento atmosferico problema aperto, ma ci sono miglioramenti”

L’Università degli Studi di Brescia contribuisce da molti anni, con progetti di ricerca e pubblicazioni scientifiche, al monitoraggio della qualità dell’aria – oggetto dello studio condotto dai ricercatori dell’Università di Utrecht, del Global Health Institute di Barcellona e del Tropical and Public Health Institute svizzero, pubblicato su The Lancet Planetary Health – e a studiare l’esposizione della popolazione e le soluzioni tecnico-gestionali per il miglioramento delle condizioni ambientali del nostro territorio.

La comunità scientifica dell’ateneo quindi osserva che, sebbene l’inquinamento atmosferico a Brescia per PM2.5 e NO2 sia un problema ancora aperto, la Pianura Padana, in generale, e Brescia, in particolare, hanno livelli di inquinanti simili a quelli che si registrano in altre città della Lombardia e di altre regioni del Nord Italia. Inoltre, la concentrazione media annua di PM2,5 risulta in riduzione dal 2002 al 2017 in tutte le città lombarde.

Considerate le specifiche caratteristiche orografiche della Pianura Padana – un’area in cui si hanno persistenti fenomeni di stagnazione meteorologica che favoriscono la produzione di particolato secondario, specie nel periodo invernale – non è facile ridurre le concentrazioni di PM2.5 e NO2. Da anni le Istituzioni bresciane hanno raccolto questa sfida, e recentemente hanno dato vita al Centro Sviluppo Sostenibilità, impegnato nella predisposizione di una Strategia Territoriale per lo Sviluppo Sostenibile, che preveda una significativa e mirata riduzione delle emissioni; nel coordinamento e nell’attuazione di Progetti di Sistema e Interventi Specifici ritenuti coerenti e funzionali al perseguimento degli obiettivi di sostenibilità.

Il valore dello studio dell’Università di Utrecht va ricercato nella stima delle morti premature che si potrebbero evitare se si rispettassero i limiti stabiliti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità o se tutte le città europee potessero godere di aria pulita come alcune città scandinave, dove le concentrazioni sono ancora più basse dei limiti definiti dall’OMS. Si tratta quindi di un ulteriore stimolo a continuare nel solco delle iniziative da tempo in atto e nell’impegno per consolidare un piano di lavoro che miri al risanamento della qualità dell’aria, supportato anche dalla conoscenza maturata nel nostro Ateneo e condivisa anche con le realtà imprenditoriali del territorio.

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