Entro fine mese 246 scadenze fiscali per imprese

Pochissimo tempo per onorare le imposte: il presidente di Confartigianato Brescia Eugenio Massetti chiede un rinvio a fine settembre, ipotesi sulla quale il Governo ha chiuso, per ora, la porta. Nei prossimi dieci giorni, a partire da lunedì 20 si andranno ad anellare 246 scadenze fiscali per imprese e partite iva. Già il 16 luglio erano previsti 88 tipi di versamenti, altri 51 il prossimo lunedì, 65 il 30 luglio e 26 l’ultimo giorno del mese. «Troppo poco tempo onorare le imposte, bisogna prorogare almeno fino al 30 settembre e senza sanzioni» ha commentato il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia Eugenio Massetti che prosegue: «Dateci più tempo. Rispetto allo scorso anno le aziende perdono il 30%. Parte di queste è in settori che hanno lavorato, c’è poi una parte di imprese che pagano prezzi ancora più alti. In questo contesto pensare di dover versare le tasse a partire da lunedì è davvero problematico. Non dimentichiamo – aggiunge Massetti – che non tutti i dipendenti hanno percepito ancora la cassa integrazione. C’è chi aspetta i soldi di aprile e tutto questo è collegato». Il Dpcm ha già disposto la proroga dal 30 giugno al 20 luglio (e dal 21 luglio al 20 agosto con la maggiorazione dello 0,40%) per 4,5 milioni di partite iva, ma per ora il Governo ha chiuso  sull’eventuale rinvio dei versamenti al 30 settembre. «Il bello, si fa per dire, non è adesso – rimarca Massetti – ma sarà proprio a settembre che vedremo cosa accade. Se l’economia non riprende, le aziende si troveranno in difficoltà. Con l’ombra dei licenziamenti che si allunga se non sarà confermata la proroga del divieto di lasciare a casa e quindi della cassa con un problema duplice che si spalanca: economico e sociale» conclude Massetti.

 

Tutto ciò, precisa Confartigianato, a fronte di una spesa pubblica a dir poco inefficace: nel 2019 quella primari in Italia è pari al 45,3% del prodotto interno lordo. Non spendiamo meno degli altri Paesi europei, in realtà, ma realizziamo servizi meno efficaci: solo il 30% dei cittadini italiani giudica buona l’offerta di servizi pubblici, a fronte del 51% della media dell’Ue. Per grado di soddisfazione delle prestazioni della pubblica amministrazione l’Italia è al penultimo posto in Ue, davanti solo alla Grecia. Non solo, l’Italia è al posto numero 23 tra i paesi Ue per tempi necessari a pagare le imposte: ad una impresa italiana servono 238 ore all’anno per eseguire gli adempimenti fiscali, il 31,2% in più rispetto alle 182 ore della media europea. Lo spread burocratico-fiscale di 56 ore in più rispetto alla media europea per pagare le imposte genera, applicandolo alla platea di 1 milione 560 mila aziende con dipendenti, un maggiore costo di 2,1 miliardi di euro.

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