Emergenza sanitaria: il mondo dello sport dilettantistico è fermo. 4 proposte di rilancio
Le Associazioni Sportive Dilettantistiche sono la linfa ed il cuore pulsante dello sport in Italia, uno strumento di integrazione, socializzazione, prevenzione e benessere psico- fsico. In Italia sono oltre 100.000 le associazioni sportive, un movimento che genera un’economia che è la quarta maggiore del paese, che coinvolge il 65% dei ragazzi tra gli 11 e i 14 anni, e se si considera anche il livello amatoriale si arriva a considerare circa 34 milioni di italiani.
Tutto questo però non viene compreso dalle istituzioni, che molte volte sembrano “dimenticare” che investire sullo sport signifca anche risparmiare sulla sanità: è dimostrato che esiste un’importante correlazione tra l’attività fsica e la spesa sanitaria. Coinvolgendo la popolazione nella pratica sportiva è possibile ridurre l’incidenza delle patologie e dunque la spesa sanitaria nazionale. Sono dati noti, ma non si è mai intervenuti seriamente. Lo abbiamo provato anche sulla nostra pelle durante questa emergenza che un sistema immunitario funzionante crea una barriera effcace contro le minacce, quali il Covid-19. È quindi necessario incentivare gli stili di vita sani, l’attività fsica ed una corretta alimentazione.
Partendo dai presupposti sopra esposti, il gruppo tematico “Sport” di Brescia in Azione ha elaborato un documento dal quale sono state estratte quattro proposte concrete per il rilancio dello sport dilettantistico. Quattro proposte mirate per dare una “risposta” a tutte le componenti coinvolte: famiglie, società sportive, gestori di impianti pubblici, collaboratori con contratto sportivo e sponsor.
1) Estensione concessioni impianti sportivi comunali
I bilanci dei gestori degli impianti sportivi hanno subito pesantissimi contraccolpi, l’estensione permette di fatto di rientrare dei costi sostenuti nel periodo di fermo degli impianti (manutenzioni, afftti, bollette, etc…) e di “spalmare” su più anni gli ammortamenti attivi per recuperare equilibrio di bilancio. Si tratta, di fatto, di una misura a “costo zero”.
2) Detrazione delle spese sportive per tutta la famiglia
Sostenere la pratica sportiva facendo in modo che tutte le spese sostenute per iscrizioni ed abbonamenti ad associazioni sportive siano soggette ad una detrazione di imposta pari al 100%, per un importo non superiore a 400,00 euro per ognuno dei componenti del nucleo famigliare.
3) Credito d’imposta al 100% per sponsorizzazioni, fno ad un massimo di 70.000 euro l’anno per soggetto fnanziatore
Sostenere le sponsorizzazioni con un credito d’imposta del 100% a favore di associazioni e società sportive dilettantistiche, fno ad un massimo di 70.000 euro all’anno per ogni azienda sponsor.
Lo Stato e gli Enti locali fnanziano in minima parti i costi dell’attività sportiva dilettantistica. Per la maggior parte il sistema sportivo italiano si regge sui contributi delle famiglie e sul volontariato. L’epidemia da Covid-19 rischia seriamente di fare implodere questo modello a causa della straordinaria crisi economica che si sta abbattendo su famiglie ed aziende (per le sponsorizzazioni) in quanto mina l’affusso di risorse. I contribuiti pubblici a sostegno dell’attività sportiva diventano quindi il fondamento per poter continuare ad avere una pratica sportiva diffusa. A questo proposito, il presidente della LND, Cosimo Sibilia ha recentemente dichiarato che “è a rischio il 30% delle società. Si rischia di disperdere un prezioso patrimonio di risorse e competenze, con grave danno economico e soprattutto sociale per il Paese.
4) Estensione “bonus 800 euro” a collaboratori con contratto sportivo
Sostenere i collaboratori con contratto sportivo reiterando l’indennità di 600 euro prevista dal Decreto Legge “Cura Italia” per il mese di marzo 2020 ai mesi di aprile 2020 e maggio 2020, aggiornando contestualmente l’indennizzo alla cifra di 800 euro. È inoltre necessario eliminare il vincolo che non assegna il bonus a chi ha percepito nel 2019 un reddito superiore ai 10.000 euro in quanto l’attuale formulazione risulta iniqua e discriminatoria. Si tratta di una misura vitale per i collaboratori del settore sportivo, che non godono di nessuna delle garanzie del lavoro dipendente o della gestione separata.
È inoltre urgente studiare le modalità di ripresa (fase 3) di tutti gli sport, anche di quelli di squadra. Siamo preoccupati perché le dichiarazioni di alcuni importanti dirigenti di federazioni sportive fanno presagire la necessità di aspettare il vaccino per programmare l’inizio degli allenamenti. Abbiamo notato che i giovani (soprattutto la fascia dai 12 ai 18 anni) stanno vivendo peggio questa situazione, che spesso si trasforma in “paura” ad uscire di casa, magari per giocare alla “Play”. L’aspetto sanitario non può essere trascurato ma dobbiamo prevedere dei protocolli che consentano di convivere con il virus e che soprattutto consentano ai nostri giovani di tornare ad affrontare la vita e lo sport è sicuramente uno dei veicoli migliori. Al contrario dovremo prepararci ad affrontare moltissimi problemi di carattere psicologico.
“Quattro proposte che vanno nella direzione della promozione sportiva aiutando gli utenti, i gestori degli impianti, le società sportive e i lavoratori del mondo dello sport’’
Fabrizio Benzoni
“L’esercizio fsico deve trasformarsi in un vero “percorso di salute”, per tutti i cittadini. Coinvolgendo la popolazione nella pratica sportiva è possibile ridurre l’incidenza delle patologie e dunque la spesa sanitaria nazionale. Sono anni che questi dati sono noti ma non si è mai intervenuti seriamente. È necessario adottare al più presto una vera riforma del mondo dello sport dilettantistico.”
Simone Valetti
Coordinatore del gruppo tematico