Famiglie italiane spendono poco per cultura e ricreazione

La cultura come patrimonio della collettività e volano per l’economia regionale e nazionale. Il 14° Rapporto annuale di Federculture, associazione che riunisce enti pubblici e privati di tutta Italia, presenta i dati di un’attività che non conosce crisi e rappresenta un canale per sviluppare non solo conoscenze ma anche business. Sono questi i temi trattati questa mattina nella Sala Gonfalone di Palazzo Pirelli nel corso del convegno organizzato dalla Commissione consiliare Cultura e da Federculture sul tema “La cultura – Un patrimonio comune”, aperto con i saluti istituzionali della Vice Presidente del Consiglio regionale Francesca Brianza e del Presidente della Commissione “Cultura” Curzio Trezzani (Lega).
La Vice Presidente Francesca Brianza ha sottolineato come “Regione Lombardia investa molto sulla cultura, valorizzando l’ enorme patrimonio storico, artistico e paesaggistico che genera un valore aggiunto di oltre 23 miliardi di euro e più di 340 mila occupati. Un tesoro  – ha aggiunto – da preservare e promuovere che genera bellezza, sviluppo economico e lavoro “.

“La recente legge regionale di riordino -ha detto invece il Presidente della Commissione Cultura Curzio Trezzaniva nelle direzione giusta perché rafforza la visione delle cultura come asset strategico proprio per la coesione sociale e lo sviluppo dei territori. Malgrado i dati ci dicano che la nostra Regione ha un consumo culturale e un numero di addetti nel settore più elevato che in altre Regioni noi vogliamo dare di più ai nostri cittadini, sia in termini di maggior fruibilità sia in termini di incremento della partecipazione attiva”.

Il Direttore di Federculture Claudio Bocci, aiutandosi con numerose slide, ha dettagliatamente descritto e illustrato il Rapporto annuale 2018, organizzato lungo il fil-rouge delle parole “chiave” Impresa e Cultura. L’intervento del Presidente di Federculture Andrea Cancellato ha poi sottolineato che il Rapporto rappresenta la più importante fonte di aggiornamento e analisi sulle politiche culturali, le dinamiche di domanda e offerta, i processi d’innovazione che investono la cultura e gli ambiti connessi. Tre sono i passi evidenziati: la nozione di impresa culturale e creativa; la riforma dello spettacolo e l’adozione di livelli uniformi di qualità per i musei, tema questo ampiamente trattato e approfondito dall’assessore regionale alla Cultura e Autonomia Stefano Bruno Galli.

L’obiettivo dell’iniziativa, cui preso parte  come  moderatrice del dibattito la consigliera regionale del PD Paolo Bocci, Consigliere Segretario della Commissione Cultura, e Andrea Rebaglio, Vicedirettore dell’Area Arte e Cultura della Fondazione Cariplo,  è quello di intercettare l’attenzione delle istituzioni e della società civile su un tema così importante per la vita sociale ed economica dei cittadini, delle regioni e della nazione; un diritto fondamentale che deve essere sempre agevolato e sostenuto. La recente legge di riordino del settore approvata dalla Regione Lombardia muove appunto nella prospettiva di una governance che guarda verso un maggiore partenariato tra pubblico e privato.

La ricerca
Dalla sintesi dei dati emerge che, nel 2017, il valore annuale complessivo della spesa in cultura e ricreazione delle famiglie italiane è stato di 71,4 miliardi di euro, pari al 6,7% della spesa familiare complessiva, con una crescita del 2,6% in linea con l’incremento della spesa complessiva per consumi finali. Nell’insieme delle voci che compongono la funzione cultura e ricreazione, quella relativa alla spesa per servizi ricreativi e culturali – la più significativa, quella destinata a teatro, cinema, musei, concerti che incide per il 43% sull’intera funzione di spesa – nel 2017 risulta di poco superiore ai 31 miliardi di euro e aumenta del 3,1%.

A livello territoriale si registrano delle differenze tra Nord e Sud del Paese: nelle regioni settentrionali, la spesa media mensile in cultura supera i 150 euro mensili e rappresenta il 6,6% del budget familiare mentre nel Meridione lo stesso dato è inferiore ai 95 euro.  Nello specifico, la spesa media mensile delle famiglie per regione, vede il Tentino Alto Adige come regione in cui si spende di più in cultura: 191 euro e la voce che impegna il 6,3% della spesa delle famiglie mente la Sicilia è quella in cui si spende di meno: 66 euro. La Lombardia con 162,92 euro si posiziona al 4° posto, dietro all’Emilia Romagna (167,17 euro) e alla Toscana (terza con 165,53 euro).

Confrontando i dati dell’Italia con quelli dell’Eurozona, emerge come la spesa in cultura e ricreazione delle famiglie italiane sia al di sotto della media europea e ben lontano dai Paesi più virtuosi: 6,6% sul totale dei consumi finali conto l’8,5% europeo e l’11% della Svezia, al primo posto nella classifica seguita da Danimarca (10,9%) e Paesi Bassi (10,8%). Il Regno Unito è al 9,5%; la Germania al 9,1%, la Francia all’8,0%. L’Italia precede di poco l’Irlanda (6,5%) mente la Grecia chiude la statistica con il 4,5%.

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