Truffe anziani: ora si usa la voce dei figli camuffata da una app

«Papà, consegna pure i soldi che ti chiedono». L’ultima versione della truffa agli anziani ha un aspetto rassicurante, una trappola nella trappola. I raggiratori usano voci pre-registrate sugli smartphone, e distorte con apposite App, per far credere ai pensionati che la richiesta di soldi arrivi direttamente dai figli. Registrazioni lampo che lasciano sorprese le vittime e pronte ad aprire subito il portafogli. L’altra mattina, un settantacinquenne agganciato sulla via Tuscolana, sentita la voce del figlio, o meglio una registrazione esca con la presunta voce del figlio, ovviamente camuffata e in lontananza, è andato direttamente col truffatore a ritirare i soldi in banca: seicento euro che sarebbero serviti al figliolo per pagare un pc.  Gli investigatori l’hanno ribattezzata la “truffa del vocale”.

Ma ci sono altri complici in giro, o semplicemente altri truffatore del genere. Le truffe sono studiate. Agli imbroglioni basta mettersi in coda negli uffici postali, nei panifici, persino in chiesa, per conoscere i nomi degli anziani più fragili e meglio raggirabili. Apprese le generalità il lavoro è già a buon punto. Basta seguire le prede sui marciapiedi, chiamarle per nome alle spalle, e poi raccontare loro frottole.

Ritirato l’acconto, o peggio il saldo, i finti cassamortari poi spariscono. Al lavoro (finti) becchini telefonici che con costanza e in maniera certosina, contattano ultraottantenni, a cui promettono un servizio completo per funerale. In questo caso per sollevare i figli da spiacevoli incombenze.

 

Fonte: Il Messaggero.it

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